Dopo la sua splendida rete contro il Chievo di sabato scorso, scopriamo chi è Mauro Formica, la speranza argentina del Palermo per raggiungere la salvezza.

Dopo una corta respinta di testa di Acerbi sul centro-destra dell’area di rigore, perfetta coordinazione di collo sinistro incrociando e palla in rete nell’angolino, sul secondo palo, a portiere battuto. Sono bastati 5 minuti della sua prima partita da titolare a Mauro Formica per far impazzire i tifosi del Palermo accorsi a Verona per seguire la sfida con il Chievo Verona di sabato scorso.

Nonostante le facili ironie sul suo cognome, il centrocampista argentino è alto circa 176 centimetri, ed è stato soprannominato in patria “El Gato”, il gatto, perchè giocatore brevilineo, veloce e abilissimo nel dribbling. Formica è arrivato in prestito dal Blackburn Rovers, dopo una stagione con 39 presenze e 4 reti. La sua esplosione è avvenuta però nel campionato argentino con i Newell’s Old Boys, dal 2006 al 2010, collezionando 53 presenze e realizzando 12 reti.

Tra le sue doti migliori, la capacità di partire da dietro per poi inserirsi negli spazi o servire assist ai compagni. Ama essere sempre al centro dell’azione, è un calciatore che abbina al talento la grinta argentina, che tira fuori per i ripiegamenti difensivi. Possiede un tiro a giro di precisione chirurgica, è uno specialista nei calci piazzati, ed in Europa ha fatto grandi progressi sottoporta. Per le movenze, ad alcuni ricorda un altro talento argentino ex-rosanero, Javier Pastore.

Garantisce per il suo successo in Italia Nuno Gomes, ex attaccante portoghese della Fiorentina ed ex compagno di Mauro Formica al Blackburn:

Mauro è il classico numero dieci, un giocatore che ama giocare a ridosso delle punte. In Inghilterra ha dimostrato di poter esprimere le sue qualità anche da esterno, ma il suo ruolo naturale è proprio quello del trequartista. Le sue qualità sono davvero impressionanti, sono certo che farà innamorare presto i tifosi del Palermo.

Riuscirà “El Gato” a trascinare il Palermo verso la salvezza? Al campo l’ardua sentenza…